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» Abelardo ed Eloisa

La Storia d'amore:

 Chi si reca a Parigi difficilmente tralascia di visitare il più grande cimitero intra muros della città: Pere-Lachaise dove nel viale principale ci si imbatte in una cappella neo-gotica, dove Abelardo ed Eloisa sono raffigurati insieme, in  preghiera, in segno di attesa di perdono, vicini dopo i travagli della vita e della Storia. La tomba originaria venne devastata dall’infuriare della Rivoluzione francese e dopo alterne vicende, furono i primi ad essere traslati a Pere-Lachaise, il luogo che li ospita è meta di innamorati che chiedono, lanciando monetine sui loro simulacri, che il loro Amore venga reso eterno. Ma chi erano questa fanciulla amante, sposa, badessa, di cui ancora oggi stupisce lo spirito libero, la modernità, la cultura? e chi era il famoso Abelardo, suo amante? Siamo nel XII secolo, epoca di grande vivacità culturale. La Rinascenza carolingia avviata dall’opera di Carlo Magno ha portato all’istituzione delle scholae e l’Europa è percorsa da intellettuali, cavalieri, mercanti. Le città sono il cuore pulsante dell’economia e della cultura, punto di attrazione per eruditi e maestri nelle arti liberali: le sette vie del sapere del trivio (grammatica, retorica e dialettica) e del quadrivio (aritmetica, musica, geometria e astronomia). Èd è così che il quarantenne chierico bretone, uomo libero ma votato alla carriera ecclesiastica, Pietro Abelardo, giunge a Parigi intorno al 1117, e qui è uno dei maestri più ricercati per le sue idee innovatrici, anticonformiste e per la personalità audace, ambiziosa, e provocatrice. In quell’epoca conosce Eloisa, nipote di Fulberto, canonico di Notre-Dame, già nota «per la sua cultura letteraria senza pari», come egli stesso annota nella sua “Historia calamitatum mearum”.  La diciasettenne gli venne affidata, perché la istruisca in Logica, ma al maestro basta ascoltarla una volta perché la parola della giovane gli penetri nel cuore come fiamma luminosa e compatta”. Lei, dal canto suo è da subito soggiogata dalla cultura, non meno che dall’aspetto, di Abelardo, dal suo eloquio affascinante, dal suono della voce. In breve i loro incontri di studio lasciano il posto ad una passione travolgente tanto che il tempo trascorso insieme viene ricordato da Eloisa nelle “Lettere” come “ore, giorni, settimane, mesi di assoluta e incomparabile felicità. Abelardo si diletta a comporre per lei i “Carmina amatoria”, che diffondendosi tra gli studenti, rendono nota nella città la storia scandalosa del chierico forse più famoso di Parigi e della giovane allieva. La situazione precipita quando Eloisa rimane incinta; Abelardo la rapisce e la conduce al proprio paese natale di Pallet, in Bretagna, ospitandola presso la casa della sorella: qui nel 1118 nascerà il loro figlio Astrolabio.
Abelardo è disposto a sposare Eloisa ma in segreto, data la sua condizione di chierico; Eloisa è contraria, come documenta la Historia calamitatum. Il matrimonio, inevitabile, viene celebrato segretamente a Parigi ma, trapelata la notizia, devastante per la carriera dell’uomo, le loro strade devono dividersi: egli si fa monaco a Saint Denise manda Eloisa nel monastero di Argenteuil dove era stata educata. I parenti della giovane, convinti che questi avesse costretto Eloisa a farsi monaca per liberarsi di lei, ordiscono una crudele vendetta: nottetempo, tre uomini aggrediscono Abelardo mentre dorme nella sua casa, e lo evirano; a ciò si aggiungono in quel periodo le persecuzioni dottrinali per le quali Abelardo è accusato di eresia, costretto a bruciare il suo libro: “De unitate et trinitate divina” e imprigionato nell’abbazia di Saint-Medard. Eloisa soffre con lui e scrive: Nulla: né la tua mutilazione, né la nostra separazione, fu paragonabile a quel gesto che ti obbligarono a compiere con le tue stesse mani. E io ancora non reggo al pensiero di te, impotente, calunniato, deriso, mentre lasci cadere tra le fiamme il frutto della tua acuta sapienza.” Il tempo passa, Abelardo ha ormai sublimato il suo amore per Eloisa portandolo su un  piano spirituale, cionondimeno lo scambio epistolare tra i due continua, anche se va diradandosi e quando Eloisa e le sue monache vengono cacciate dall’Argenteuil, ecco che ancora Abelardo corre in aiuto dell’amata, concedendole il possesso dell’oratorio di Paracleto, da lui fondato, dove lei vivrà momenti di dolorosa nostalgia: Dovunque io vada, il ricordo di ciò che ho perduto mi balza subito agli occhi, aumentando un desiderio che non mi abbandona mai. In qualità di badessa ella lo resse rendendolo una fiorente istituzione culturale. Risale all’epoca parte dell’opera “Problemata” che lei inviò ad Abelardo, e in cui disquisisce ormai su argomenti di carattere biblico. Abelardo morirà il 21 aprile del 1142, ed Eloisa il 16 maggio 1164. Narra una tradizione che la tomba di Abelardo si spalancò onde accogliere Eloisa a braccia aperte.  

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