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» Cenerentola e il principe
  • La Storia d'amore:

 

La fiaba, così come noi la conosciamo, è il risultato di un lungo percorso, e la nostra cara e familiare Cenerentola viene da molto lontano. La sua antenata più antica pare si chiamasse Rodopis (Guance di Rosa), una schiava di origine greca maltrattata dalle sue compagne di sventura, della quale si innamora il suo padrone, dopo averla vista danzare, e poi Aspasia di Focea, di cui si legge in Plutarco,  e ancora Yeh-Shen in una fiaba cinese del IX secolo dove compare una fanciulla che aveva “i piedi più piccoli del regno.
In Europa, quando, durante il medioevo, prendono piede generi narrativi simili alla favola (fabliaux, novella, lai bretone), la fiaba rimane, per così dire, relegata come la nostra Cenerentola, al solo racconto orale, attraverso il quale però acquista grandissima popolarità e si consolida diventando prezioso patrimonio universalmente conosciuto perché condiviso a tutti i livelli della società. Così sebbene non ci siano tracce scritte della fiaba di Cenerentola intorno al 1300, tuttavia la storia è nota e circolante, e appare già codificata in un sermone di Strasburgo nel 1501; e ancora nel 1540, nel “Complaint of Scotland”, un'opera di carattere politico, si fa riferimento a una fanciulla soprannominata “Rashin Coatie” per via di un cappuccio di stoppie che è costretta a indossare. La storia è quella di una principessa alla quale la madre sul letto di morte promette che un vitello rosso verrà in suo aiuto ogni volta che ne avrà bisogno. Le analogie con la nostra Cenerentola sono tante: il padre vedovo, l’invidia e la cattiveria della matrigna e delle sorellastre, i maltrattamenti, l’aiuto magico (del vitello), il principe innamorato, la perdita della scarpetta, attraverso la quale verrà in seguito riconosciuta e quindi condotta all’altare dal principe. Però, la prima versione scritta della fiaba è quella che Gian Battista Basile raccoglie nel suo”Cunto de li cunti, overo lo trattenemiento de peccerille”(1634-1636), una delle opere più significative del barocco letterario italiano. Scritta in lingua napoletana, riprende i modi narrativi della novella medievale, e la schiettezza della commedia dell’arte. La “Gatta Cenerentola”, questo il titolo del sesto passatempo della prima giornata del “Cunto” è un’eroina, artefice del proprio destino, che non esita a macchiarsi di un delitto, per raggiungere il suo scopo.  

Zezolla, ’nmezzata da la maiestra ad accidere la matreia e credenno co farele avere lo patre pe marito d’essere tenuta cara, è posta a la cucina; ma, pe vertute de le fate, dapò varie fortune se guadagna no re pe marito “. Questa, in breve la sconcertante (per noi moderni) storia, lontana anni luce, dalla storia che in seguito, ripresa sia da Perrault che dai fratelli Grimm, sarà epurata dei suoi aspetti più truci: Zezzolla, uccide la sua matrigna, su consiglio della maestra Carmosina, rompendole il collo con il coperchio di una cassapanca e poi convince il padre a sposare la maestra. Il giorno delle nozze, una colomba bianca vola dalla fanciulla e le dice che se mai avrà bisogno di qualcosa,deve chiedere alla colomba delle fate, che vive , proprio nella nostra Sardegna: “Quanno te vene golio de quarcosa, mannal’addemannare a la palomma de le fate a l’isola de Sardegna, ca l’averrai subeto»..

 Una volta sposata, la maestra si rivela più perfida della matrigna, porta a casa le sue sei figlie e relega Zezzolla in cucina a fare la serva. Da allora il suo nome diviene Gatta Cenerentola. La favola prosegue poi secondo la nota vicenda: Cenerentola che ha ricevuto in dono un dattero, una zappa, un secchiello d’oro e una tovaglia di seta, pianta il dattero da cui nasce una pianta da cui esce una fata che un giorno di festa obbedisce a Zazzolla cambiando i suoi stracci in un abito da regina: Dattalo mio nnaurato, co la zappettella d’oro t’aggio zappato, co lo secchiettello d’oro t’aggio adacquato, co la tobaglia de seta t’aggio asciuttato. Spoglia te e bieste a me! Cenerentola, raggiunge così il palazzo reale, destando l’invidia delle sorelle, incontra il re che rimane incantato dalla sua bellezza e manda il suo servo più fedele a informarsi su di lei, ma Cenerentola scappa lasciando dietro di sé delle monete d’oro che il servo avido si ferma a raccogliere. Per tre volte Cenerentola va alla festa e incontra il re che innamoratosi perdutamente, cerca di farla inseguire. L’’ultima volta, nella corsa della carrozza Cenerentola perde la sua scarpetta e tutti sanno come poi finisce la storia., che più che con …e tutti vissero felici e contenti, pare invece finire con l’altrettanto noto: “In amore e in guerra tutto è lecito”.

 Bibliografia presente nella Biblioteca di Selargius:

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  • Musiche e Canzoni:

La Cenerentola. Ouverture Gioachino Rossini

 - Accedi (streaming) Rossini: Cenerentola (La) (Cinderella)

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