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» Tristano e Isotta
  • La Storia d'amore:

Avveniva di loro due
come del caprifoglio
che si avvinghia al nocciòlo:
quando si è attaccato e stretto
e attorcigliato al fusto,
assieme possono durare a lungo,
ma se uno li separa
allora il nocciòlo subito muore
e il caprifoglio lo stesso.
"Mia bell’amica, così è di noi:
né voi senza di me, né io senza di voi".

Tristano, è il nobile cavaliere della corte di re Artù, valoroso e cortese, innamoratosi di Isotta la bionda, morirà dopo essersi gettato in imprese indicibili, restando sempre fedele alla sua amata, tanto che mai sfiorerà la donna, che pure volontariamente, ha preso in moglie.  Isotta introduce elementi nuovi nella figura della donna innamorata della letteratura cortese, che giungono immutati fino ai nostri giorni: Isotta è adultera e in questa opera, pur così antica, vi sono elementi di grande modernità, o se vogliamo essere più precisi, comuni a ogni epoca. Di lei viene descritta la doppia vita di moglie e amante. Da una parte l’amore per Tristano, passionale e cieco, fatalmente proteso alla morte, dall’altra l’amore nuziale, rispettoso della norma e della tradizione. Questi due sentimenti sono incompatibili come i due uomini cui sono rivolti: Tristano, il prode cavaliere sottomesso a un ordine che pure deve tradire, e il re Marco, giusto conservatore proprio di quest'ordine. Il filtro d’amore entrò nella narrazione (già nota in ambito celtico nel VII secolo), ad opera dei monaci, che trascrivendo la storia d’amore illecita, operarono per così dire una sorta di censura “ante litteram”, grazie a quell’elemento che sollevava il cavaliere e la dama dalle colpe di un amore ritenuto colpevole e degno di biasimo.
 Di seguito la trama:
Tristano, figlio di Rivalen e Blancheflor, cresce orfano di entrambi i genitori. Il suo stesso nome rimanderebbe, secondo gli studiosi, all’evento luttuoso della sua nascita, quando la madre morì nel darlo alla luce. È allevato dallo zio, il re Marco di Cornovaglia, diventa un valoroso cavaliere e impareggiabile suonatore di cetra, combatte contro un terribile mostro, e avendolo ucciso ottiene in sposa per suo zio Marco, la bella Isotta la bionda.  Durante il rientro in nave verso la Britannia però un’ancella, per errore, fa bere a Tristano, un filtro d’amore destinato ad Isotta e al futuro sposo, re Marco. Anche Isotta, invitata dallo stesso Tristano, beve ignara la stessa bevanda e così i due cadono in preda all’amore.  Tornati a corte, cercano ogni mezzo per incontrarsi e il loro amore si alimenta nella clandestinità, nei sotterfugi,  “…si fecero tra loro un segnale d’amore di cotal guisa: che, quando messere Tristano le volea parlare, si andava ad un giardino del Re dov’era una fontana, ed intorbidava il rigagnolo che facea la fontana. E andava questo rigagnolo per lo palazzo, dove stava la detta  madonna Isotta, e quando ella vedea l’acqua intorbidata, si pensava che messere Tristano era alla fonte…" finchè, i due, scoperti, vengono condannati a morte. Riescono a fuggire nella foresta del Morroise e ancora una volta si devono separare. Nello svolgimento della vicenda Tristano sposerà una dama che porta lo stesso nome dall’amata: Isotta dalle bianche mani con la quale tuttavia non consumerà mai il matrimonio dal momento che l'amore provato per Isotta la Bionda gli impedisce di unirsi fisicamente con un’altra donna. Isotta dalle Bianche mani è così una donna ferita, di cui il prode si è preso gioco: sposata per ripiego,  rifiutata e umiliata come nulla fosse, martire di un amore mai vissuto. L’eroe infatti, preso dal tormento interiore si getta in pericolose imprese fino a che non è ferito a morte: Isotta la Bionda è l’unica che può guarirlo, Tristano la manda a chiamare chiedendo che vengano messe delle vele bianche alla nave che le ha inviato, se accetterà di venire, nere se opporrà un rifiuto. Isotta dalle Bianche mani, pazza di gelosia, riferisce a Tristano che la nave di rientro ha issato le vele nere e Tristano, credendosi abbandonato dalla donna che ama, si lascia morire; l’amante, giunta troppo tardi morirà a sua volta di dolore. Isotta dalle Bianche mani, rimanda dunque i due amanti morti in Cornovaglia, dove saranno sepolti insieme. 
la prima versione nota della storia è il “Lai dou chevrefoil (ca. 1175) di Maria di Francia, nel Tristan (ca. 1190) del poeta anglonormanno Beroul, nel poemetto Folie Tristan, mentre è andato perso un romanzo di Chretien de Troyes, sullo stesso tema. In epoca cortese il mito di Tristano, diventato simbolo dell'amore incondizionato, si diffuse in Germania con i poemi di Eilhart von Oberg (ca. 1190) e soprattutto di Gottfried von Strassburg (ca. 1210), in Italia compare nella LXV novella raccolta nel  “Novellino”(raccolta toscana risalente agli ultimi anni del Duecento), mentre in Inghilterra si ricollega spesso al mondo arturiano (Le morte d'Arthur, ca. 1470, di Th. Malory). Ancora in Germania è ripreso da un Volksbuch del 1484 e da un dramma di H. Sachs del 1553, ma la fioritura maggiore è nell'Ottocento, dai romantici in poi: si ricordano i tedeschi, uno per tutti, R. Wagner, e gli inglesi Ch. Swinburne e A. Tennyson. Nel sec. XX è importante soprattutto la rielaborazione completa della leggenda sulla base degli autori medievali compiuta da J. Bedier (1900). Anche ne “l’Elisir d’amore” di Gaetano Donizetti, il libro delle vicissitudini di Tristano e Isotta, si pone come perno attorno al quale ruota la storia dei protagonisti .
La leggenda, celebra dunque universalmente, l'onnipotenza d'amore, ponendo chi vi soggiace al di là del Bene e del Male.

 

Bibliografia presente nella Biblioteca di Selargius:


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  •   Altre risorse:
Le roman de Tristan : poeme du XII siecle / Beroul : download open da MLOL

Tristano e Isotta (Tristan und Isolde) : opera in tre atti / di riccardo Wagner ; nuova traduzione italiana in prosa ritmica adattata al testo originale tedesco da P. floridia ; guida tematica compilata da G. Bassi: download open da MLOL

 Il romanzo di Tristano e Isotta Bionda. Ricostruito da G. L. Passerini download open da MLOL


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