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» La Bella Addormentata e il Principe
  • La Storia d'amore:
Qui la storia de “La Bella addormentata” nella versione di Gianbattista Basile ovvero “Talia, Sole e Luna:
Una bellissima fanciulla di nome Talia, figlia di un “gran signore”, cade come morta, come predetto ai genitori, a causa di una “lisca di lino” che le si infila sotto un’unghia. Il padre disperato accomoda la figlia su “una poltrona di velluto, sotto un baldacchino di broccato”, poi abbandona per sempre quel luogo sventurato.
Un re, che stava cacciando da quelle parti, entra un giorno nel palazzo e gira per le stanze finché arriva alla camera dove giace Talia. “…vedutala, credendo che dormisse, la chiamò
; ma poiché quella, per quanto egli facesse e gridasse, non rinveniva, riscaldatosi alla vista di quelle bellezze, portatala di peso a un letto, ne colse i frutti d'amore e lasciatala coricata, se ne tornò al regno suo, dove non si ricordò più per un pezzo di quello che gli era successo”. Dopo nove mesi nascono due gemelli, che cercando il seno materno succhiano invece il dito della madre, facendo così uscire la lisca di lino. Talia si sveglia e si ritrova madre, felice anche se non sa cosa sia successo. Intanto il re si ricorda di lei e torna al palazzo, dove trascorre qualche giorno in compagnia sua e dei due bambini, che chiama Sole e Luna. La legittima consorte del re si insospettisce per la prolungata assenza del marito, e soprattutto per il suo continuo nominare Talia, Sole e Luna.
Quando scopre la verità, rivelata da un servo, la donna fa in modo che i bambini siano portati alla reggia, dove ordina al cuoco di scannarli e poi di cucinarli per il marito. Così la moglie tradita
incalza il marito a mangiare: «Magna, ca de lo tuo mange! . Non contenta, la regina manda a chiamare anche Talia, che vuole punire per l’inconsapevole adulterio, bruciandola in un grande fuoco: “Tu sei quella pezza fine, quella malerba che si gode mio marito? Tu sei quella cagna feroce che mi fa stare con tanti giramenti di coccia? Va', che sei arrivata al purgatorio, dove ti farò scontare il danno che m'hai fatto!”.
 Non fa in tempo, perché arriva il marito, che apprende dalla donna di aver mangiato i propri stessi figli. Anche se in preda alla disperazione, il re ordina che la malvagia donna sia gettata nel fuoco insieme al servo scellerato e al cuoco. In realtà, il fedele cuoco si salverà e sarà premiato perchè aveva cucinato due agnellini al posto dei bambini, che vengono portati alla presenza del padre e di Talia. I due infine si sposano e vivono una lunga vita insieme.
Il “cunto” di Basile, era una storia “maledetta” in cui non mancava neppure il cannibalismo e non doveva essere un uditorio infantile il suo, quanto di adulti, sicuramente colti ,per poter cogliere i doppi sensi e le invettive, che si celavano dietro la prosa barocca stemperata dalla colorita parlata napoletana. Si ispirava al “roman” (poema cavalleresco) medievale di Perceforest (1340)  dove si narra del sonno della bella Zellandine, che rappresenta quindi l'archetipo della fiaba che tutti conosciamo: Sia nel Perceforest, che nella versione di Basile, non v'è alcun principe azzurro ma, detto brutalmente, un re che approfitta di una donna addormentata a causa di un incantesimo. Tuttavia, il racconto si può leggere anche in chiave diversa: Basile legittima un’unione tra una donna e un uomo già sposato, tema caro all’amor cortese, mentre prospetta la possibilità che matrimonio e maternità non rappresentino necessariamente il passaggio verso l’età adulta: il sonno di Talia diventa simbolo di un tempo d’attesa, quello necessario a diventare donna. Purtroppo, allora come oggi, c’è sempre qualcuno cui non piace aspettare…
 
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Perceforest (Le roman de Perceforest)  download open da MLOL

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