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» Giovanni Boccaccio e Madonna Fiammetta
  • La storia d'amore
 Siamo agli inizi del Trecento. Giovanni è nato nel 1313, figlio naturale di un ricco e potente mercante appartenente alla cerchia dei Bardi di Firenze, Boccaccino di Chellino, e di una donna di cui non si sa niente. Il padre lo accoglie in casa propria e lo fa studiare desiderando avviarlo, senza successo, al suo stesso mestiere. Boccaccio scriverà nel “De geneaologia deorum gentilium”: «Mio padre fece ogni tentativo, sin dalla mia fanciullezza, perché diventassi mercante. Mi affidò come discepolo a un grande mercante, presso il quale per sei anni null’altro feci che consumare invano tempo non recuperabile».  L’inclinazione naturale di Giovanni sono le lettere e così il padre, per correggere le sue inutili inclinazioni letterarie lo invia a Napoli perché impari il mestiere di mercante, presso la Banca Bardi. Lo scarso successo di Giovanni, induce il padre a tentare con il diritto canonico. Giovanni ha diciotto anni e, per quanto decida di seguire le indicazioni paterne, non riesce neanche in questo secondo tentativo. L'unica nota positiva del soggiorno napoletano è la frequentazione della corte angioina, alla quale accede grazie alle credenziali paterne. Boccaccino infatti è consigliere e ciambellano del re Roberto. I cortigiani che osserva e tra i quali vive, finiscono per diventare ai suoi occhi le incarnazioni degli ideali cortesi. Ed è a Napoli che nota Fiammetta, identificata forse con la figlia naturale di Roberto d’Angiò, nella chiesa di San Lorenzo: era un Sabato Santo, attorno alle dieci, l’ora in cui i frati francescani celebravano la messa. Boccaccio, inizialmente spaventato dagli effetti che questo amore improvviso causa, tuttavia accetta di buon grado la “servitù d’Amore”.  Fiammetta accetterà il corteggiamento del giovane:
 Io son giovane, bella, vaga e lieta, vedova, ricca, nobile ed amata, senza figlioli ed in vita quieta, perché? esser non deggio innamorata?
 Se forse l’onestà questo mi vieta, io sarò? saggia, e terrò? si celata

la voglia mia, che non sarà? saputo ch’io aggia mai nel core amore avuto”.
Siamo negli anni intorno al 1331-1336, ed ecco che, dopo le gioie di un amore ricambiato, la giovane si rivela invece persona volubile e disdegna le attenzioni del giovane Boccaccio per un nuovo amore. Lui non si arrende: continua a scrivere, aspettandola, nella speranza che essa si decida a tornare da lui. Poi l’improvviso ritorno a Firenze nel 1340, a causa del dissesto finanziario della compagnia dei Bardi, rende concreta e irrimediabile la frattura della loro relazione. Con l’Elegia di madonna Fiammetta l’addio è definitivo;  e allora l’innamorato, non corrisposto e ferito, serve il piatto freddo della sua vendetta: le parti, nel racconto, si invertono (è Fiammetta ad essere tradita, mentre lui, l’innamorato, diventa freddo e distaccato), in una sorta di romanzo psicologico, ecco i lunghi monologhi della ‘malata d’amore’: “voi, leggendo, non troverete favole greche ornate di molte bugie, né troiane battaglie sozze per molto sangue, ma amorose, stimolate da molti disiri, nelle quali davanti agli occhi vostri appariranno le misere lagrime, gl’impetuosi sospiri, le dolenti voci e li tempestosi pensieri, li quali, con istimolo continuo molestandomi, insieme il cibo, il sonno, i lieti tempi e l’amata bellezza hanno da me tolta via”.  
Avranno trovato sollievo e risarcimento le pene d’amore dell’innamorato tradito in questa, forse inventata, inversione dei ruoli?  L’unica cosa certa è che per lo scrittore, ventisettenne all’epoca in cui scrisse “L’Elegia di Madonna Fiammetta”, il periodo allegro e spensierato nella città partenopea è finito. Continuerà a sperare, negli anni successivi, di poterci tornare stabilmente, magari in virtù di un eventuale incarico presso la corte degli Angiò. Ma tale speranza andrà frustrata. E dopo la Napoli cortese, la sua stabile dimore diventerà la Firenze borghese, sebbene tra le pagine del suo capolavoro, il Decameron,  il lettore spesso si ritrovi in pagine in cui forte è il richiamo all’amata Napoli, e al forse mai dimenticato amore per Fiammetta.
 
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