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» Eleonora D'Aquitania e Luigi VII ed Enrico II
  • La storia d'amore

Nacque nel 1122, figlia primogenita di Guglielmo X, duca di Aquitania e di Guascogna, e ottavo conte di Poitier e e di Aènor di Chatellerault; all’età di otto anni suo padre, essendo morto il figlio maschio in tenera età, la designò erede di tutti i feudi che oggi costituiscono il sudovest della Francia, ponendola, in base alla consuetudine, sotto la protezione del re, il capetingio Luigi VI; ebbe una sorella, Petronilla, che, secondo un copione vecchio quanto il mondo, venne mossa come pedina nello scacchiere matrimoniale europeo del XII secolo. Suo nonno Guglielmo IX oltre a essere un fine politico e uno straordinario guerriero, (partecipò alla I crociata al fianco di Goffredo di Buglione), fu uomo dal carattere impulsivo e passionale, oltre che donnaiolo impenitente. Fu definito “Il trovatore” per antonomasia e i suoi componimenti, seri e osceni ebbero grande diffusione. Eleonora, visse l’infanzia e l’adolescenza in una delle corti più raffinate dell’epoca, dove studiò, e imparò anche a cavalcare e a cacciare, alternando danze e passatempi da damigelle a sfrenate corse a cavallo, libera al pari dei suoi coetanei maschi. Il padre prima di partire per Santiago di Compostela, dove morì, affidò lei e sua sorella alle cure del giovane fratellastro Raimondo di Poitiers; si racconta che Eleonora e Raimondo si fossero innamorati e non è chiaro se divennero amanti o se furono frenati dallo stretto legame di sangue che ne avrebbe impedito le nozze. Le loro evidenti affinità fecero tuttavia nascere maldicenze e pettegolezzi, che iniziarono così a segnare precocemente la reputazione di Eleonora, definita “donna scandalosa e impudica”. Ad ogni modo, la bella e potente ereditiera, a quindici anni, andò in sposa al sedicenne re di Francia: Luigi VII. Il matrimonio fu politico e ovviamente combinato, ma i due giovani, erano in un certo senso complementari: Luigi schivo, serio, riflessivo, educato secondo la severa morale cattolica della corte franca; Eleonora bella, colta, volitiva, educata in Aquitania, in un ambiente neanche tanto velatamente anticlericale. Insomma: la coppia del secolo, ma solo sulla carta. Lo storico anglosassone Guglielmo di Newbury traccia, nella seconda metà del XII secolo, un ritratto assolutamente negativo di Eleonora e riferisce che il giovane re “bruciava di amore ardente per la giovincella” e fu talmente soggiogato dalla bellezza e dalla personalità della sua sposa, che si dimostrò incapace di opporre resistenza alle continue ingerenze di questa in ogni aspetto della vita di corte. Eleonora, aveva portato in dote all’austera corte capetingia, oltre che i suoi immensi possedimenti, la sua statura culturale, il suo mondo popolato di letterati e artisti, (le solite fonti ecclesiastiche riferiscono fosse l’amante anche del famoso trobador Bernart de Ventadorn), il suo gusto per il bello e per il lusso e soprattutto una liberta? di costumi molto maggiore rispetto a quella che la corte di Luigi VII poteva tollerare. La Chiesa, non vedeva di buon occhio la sensualità, la nuova foggia degli abiti raffinati e generosamente scollati della bella moglie di Luigi e soprattutto l’abitudine a immischiarsi negli affari dello Stato. Ella partecipò alla seconda Crociata, al seguito del gelosissimo sovrano, che non sopportava l’idea di lasciarla incustodita per troppo tempo; e anche su questo si incentrò la campagna diffamatoria nei suoi confronti: le si volle attribuire la causa della sconfitta in Terra Santa per via dei costumi dissoluti che lei e le altre trecento dame partite al seguito dei cavalieri, avevano portato negli accampamenti cristiani. Si arrivò a definirla un essere diabolico, e così tra incomprensioni, veleni, meschinità e, soprattutto, per la mancanza di un erede maschio, Luigi, ormai re dimezzato ,ed Eleonora, regina in catene, come in una triste “canson” “dei trovatori, di cui la dama era mecenate, sciolsero il loro matrimonio, con immenso sollievo della Chiesa che vedeva finalmente allontanarsi l’ingombrante e mai sopportata presenza della regina. Così, la quasi trentenne Eleonora, un matrimonio fallito alle spalle, due figlie femmine, una fama da cortigiana più che da regina, avrebbe dovuto scegliere di ritirarsi a vivere nell’ombra rimpiangendo i bei tempi andati, o magari, redimersi e rinchiudersi in un monastero dove avrebbe potuto esercitare il suo potere, amministrandolo come badessa. Ma Eleonora, padrona dei suoi feudi, era potente, e ancora giovane e desiderabile, così, appena libera dai lacci matrimoniali, manda un messaggio ad Enrico di Normandia, erede al trono d’Inghilterra, convocandolo. Enrico ha undici anni meno di lei, è potente, educato a regnare e spregiudicato; è il figlio di Goffredo, che le malelingue dicono sia stato, in passato, amante di Eleonora: passeranno buona parte della vita ad amarsi e a rendersi l’esistenza impossibile. Lui salirà dopo pochi mesi al trono d’Inghilterra, e lei sarà la “due volte regina”. A Enrico II Eleonora darà otto figli, di cui cinque maschi: un vero affronto per l’ex marito, che la ripudiò per la mancanza di un erede. I figli, le guerre , le discordie, gli intrighi, di cui anche Eleonora sarà sempre al centro nella sua lunga e turbolenta vita, entreranno anche essi nella leggenda. Ma questa è un'altra storia.

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