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» LA BELLA DI SANLURI E MARTINO IL GIOVANE
  • La Storia d'amore:
Dopo la carneficina consumatasi  a “Su bruncu de sa battalla”, nelle campagne di fronte a Furtei, pare che gli aragonesi vincitori avessero occupato il castello di Sanluri, e come in tutte le guerre, avessero passato la maggior parte degli uomini a fil di spada e preso molti prigionieri. Le donne vennero rese schiave, tutte tranne una. Il re, infatti, non ancora pago delle sofferenze inflitte ai vinti, scelse tra le prigioniere una giovane fanciulla di rara bellezza con la quale soddisfare le sue voglie di vincitore. Fu così che, secondo il racconto, nella testa della giovane sanlurese scelta dal sovrano per intrattenersi piacevolmente, dopo le fatiche di Marte, si fece strada l’idea di vendicare lo spargimento di sangue e la sconfitta del suo popolo, con le fatiche di Venere. La giovane fece dunque credere al re di essersi innamorata di lui, e lo intrattenne giorno e notte nel letto reale, fino a che al sovrano, stremato, si fermò il cuore, solo pochi giorni dopo l’eccidio, ai primi di luglio.
Le ricostruzioni storiche dicono che il re fosse già debole per avere contratto la malaria, cosa assolutamente plausibile, se si immagina che si sia dovuto muovere nel territorio che circonda Sanluri, all’epoca sicuramente malsano per la presenza di paludi, regno incontrastato dell’anopheles”.
Ad ogni modo, ancora oggi la leggenda del re Martino caduto vittima delle grazie della bella di Sanluri è nota, e oggetto di diverse rappresentazioni commemorative de “Sa Battalla” e ne troviamo notizia anche tra gli studiosi sardi.
 Lo storico Giuseppe Manno nella sua “Storia di Sardegna”scrive:
«Il giovanetto principe con le virtù degli eroi avea eziandio alcune delle ordinarie loro fiacchezze. Le di lui passioni erano talmente smodate che famose erano diventate in Sicilia le sue dissolutezze. E più famose restar doveano in Sardegna; poiché non era pienamente riscosso da una infermità sopportata nel suo ritorno a Cagliari, una donzella del luogo debellato di Sanluri, di forme leggiadrissime, tanto perdutamente in lei si invaghi, che egli trovò nell’abuso il termine dei piaceri. Morì pertanto re Martino, lacrimato dai suoi siciliani, non da meno dai catalani e dai sardi (regnicoli)».
E ancora l’ispanista Albero Boscolo riporta che: “circa 600 uomini e 300 donne, rinchiusi nel castello, cercarono di resistere alle milizie aragonesi. Mentre gli uomini furono tutti uccisi, le donne vennero messe in condizione di schiavitù. Tutte tranne la Bella di Sanluri”.
Anche lo storico Francesco Cesare Casula riporta la stessa notizia, nella “Breve storia di Sardegna” afferma: «Nell'euforia della vittoria, nel palazzo regio della capitale Martino il Giovane s'intrattenne con una bella prigioniera sanlurese di cui non si conosce il nome, indebolendosi a tal punto da non opporre, poi, alcuna resistenza alle perniciose febbri malariche della terzana maligna che avevano preso a scuoterlo di lì a poco. Morì nel giro di dieci giorni, il 25 luglio, e fu seppellito nel transetto sinistro del duomo di Cagliari, rifatto nel Seicento come si può vedere ancora oggi».
Giuseppe Bargilli, ufficiale dei bersaglieri e professore di letteratura, appassionato folklorista di fine Ottocento, nei suoi “Racconti di Sardegna” ne riferisce addirittura il nome: Giovanna. Ma per tutti, la battaglia di Sanluri, rimane “Sa Battalla” e la vendicatrice è semplicemente “sa Seddoresa”.
 
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